La consulenza pre-adozione: fino al Paradiso senza passare dall’Inferno

di Andrea Bertacchini - Responsabile Scuola di Formazione Del Chiaro di Luna Cinofilia, Educatore cinofilo Apnec abilitato al trattamento di problematiche comportamentali, Istruttore Huntering

È un evento raro, per un educatore cinofilo, essere contattato da persone per una consulenza pre-adozione; è più probabile che la telefonata arrivi a cose fatte, nella migliore delle ipotesi pochi giorni dopo la consegna del cane. Nella maggior parte dei casi, però, l’educatore viene contattato quando oramai il proprietario si trova “sull'orlo di una crisi di nervi”, quindi molto tempo dopo l’avvenuta adozione. Il cane (cucciolo, meticcio di canile, adolescente di razza che sia), esperto nell'osservare e sfruttare a proprio favore i punti deboli dell’essere umano, in un tempo relativamente breve è in grado di impadronirsi della casa, del tempo, del cibo, del divano, delle attenzioni del proprietario, portando quest’ultimo, a volte, addirittura a pentirsi della scelta di averlo adottato. 

Quando noi educatori veniamo contattati da un proprietario è perché il cane ha già messo in scacco la sua buona volontà, ha trasformato la sua pazienza in esasperazione, lo ha reso un “mostro” costringendolo a “ricorrere alle maniere forti”, ha rotto gli equilibri familiari portando il caos tra le mura domestiche. Così lui, il proprietario, in balia dei consigli più disparati e contradditori del nonno cacciatore o dell’amico muscoloso con il Terrier, in preda al dubbio se rispedire o meno il cane al mittente, dandosi per l’ennesima volta dello stupido per la scelta adottata, tenta con l’ultima carta a disposizione nel suo mazzo, quella della disperazione: contattare un educatore cinofilo per chiedere aiuto.

Nella maggior parte dei casi, quando l’arrivo di un cane all’interno di una famiglia crea scompiglio e malessere, le ragioni vanno ricercate nella scelta inadatta della tipologia di cane e/o nelle modalità, la maggior parte delle volte sbagliate, secondo le quali è stata impostata la relazione con il cane stesso. L’educatore se contattato preventivamente, addirittura prima che la mente stessa del proprietario s’irrigidisca su un ideale di cane da adottare “assolutamente” (esempi: “Voglio un pastore tedesco come quello dei miei zii che abitavano in campagna!”; “I cani da caccia sono buoni, giocano con tutti e così potrò portarlo a spasso tranquillamente, senza preoccupazioni!”; “Un bel pastore maremmano per la difesa della mia famiglia e della mia casa quando io non ci sono è il cane più adatto!”; “Vorrei un cane dal pelo corto così non devo raccogliere peli ovunque!”) e se ben preparato nella teoria e nella pratica, è in grado di evitare o quantomeno limitare enormemente entrambi gli ordini di problemi sopra indicati, consigliando il gruppo familiare sulla base delle sue proprie caratteristiche (composizione, età media, abitudini, motivazioni dell’adozione) e cercando di raccordare quest’ultime con quelle che sono le esigenze generali (che riguardano tutti i cani) e specifiche (ad esempio, distinzioni sulla base della razza) di ciascun cane.

L’educatore cinofilo, quindi, non dovrebbe essere tanto percepito come un professionista in grado di risolvere problemi, bensì come una figura capace di prevenirli. Non è necessario, infatti, attraversare l’inferno dell’incomprensione nel rapporto uomo-cane, prima di avere diritto a salire nel paradiso dei benefici derivanti da una relazione equilibrata con lo stesso: lo scotto iniziale può essere evitato e sostituito, se ben consigliati, da un processo progressivo di conoscenza reciproca, che vedrà coinvolte costruttivamente e non contrapposte distruttivamente (anche se a volte è difficile realizzare questo equilibrio) le differenze specie-specifiche tra uomo e cane. Il cambio di mentalità nel modo di percepire l’educatore (più “bravo consigliere” e meno “risolutore di problemi”) deve essere favorito da tutti i cinofili di “buona volontà”, perché non rappresenta affatto una banalizzazione del proprio lavoro, anzi per converso ne rappresenterebbe un’evoluzione più che positiva: nell’incontro pre-adozione non ci sono elenchi di problemi già sentiti, non c’è lo sconforto di proprietari che non capiscono perché il loro cane sia cambiato, non vengono lanciati epiteti offensivi riguardanti l’intelligenza del cane, non ci sono le lacrime di un proprietario in preda alla disperazione per i danni che il cane gli ha causato in casa. Nell’incontro pre-adozione c’è e ci deve essere, invece, l’entusiasmo del bambino che non vede l’ora di avere un amico a quattro zampe; la dolce malinconia di una coppia di anziani che chiede un consiglio su quale sia la migliore struttura della zona alla quale rivolgersi per adottare un cane e su quali siano i parametri su cui basare la propria scelta; ci sono le aspettative di una giovane coppia che vorrebbe far crescere il proprio figliolo a contatto con un animale, perché convinta giustamente che ciò lo renderà per il futuro una persona migliore. Di fronte a queste e a tante altre richieste, all’educatore cinofilo, durante questo primo incontro o serie di incontri, spetterà il compito di dare i consigli migliori sulla base delle informazioni ricevute dal cliente, affinché le speranze e le aspettative dello stesso non vengano disattese.